Un vanto italiano nel mondo e una musa ispiratrice per almeno cinque generazioni, Carla Fracci si è spenta questa mattina a Milano, città che l’ha consacrata al mondo.
L’emblema della danza italiana, l’incarnazione di grazia, eleganza e leggerezza. Oggi l’Italia perde la più grande ballerina del Novecento, ammirata ed amata in tutto il mondo. Perché Carla Fracci era la colonna portante della cultura teatrale e del balletto italiano, un’eccellenza che resiste al tempo, alla storia e – anche – alla morte.
Un esempio di passione e disciplina, un pilastro del palcoscenico che il New York Times, nel 1981, si prese il coraggio ed il merito di definirla “la prima ballerina assoluta”. Un’étoile splendida, immensa, inarrivabile. Eugenio Montale la definì l’“Eterna fanciulla danzante”, e su quell’aggettivo – eterna – ci aveva preso in pieno.
“Un paese senza cultura e arte, senza mezzi per fare cultura e arte, è un paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede in paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero”.
Una lunga carriera, iniziata negli anni Cinquanta, in cui Carla Fracci ha avuto il merito di esibirsi nei palcoscenici più importanti, interpretando i personaggi femminili più emblematici del balletto di danza classica. Parliamo di Giselle, Giulietta, La Sylphide, Swanilda, Francesca da Rimini e Mede. Una figura eterea ed un’eleganza innata.
“Le straordinarie doti artistiche e umane, che hanno fatto di lei una delle più grandi ballerine classiche dei nostri tempia livello internazionale. Carla Fracci ha onorato, con la sua eleganza e il suo impegno artistico, frutto di intenso lavoro, il nostro Paese. Esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e al mondo della danza, che perde oggi un prezioso e indimenticabile riferimento”
Sergio Mattarella
Buon viaggio, Regina della Danza.
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