Tre brani da paesi slavi fra i migliori dell’Eurovision 2022

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Sono stati tre i brani provenienti da paesi slavi sud e orientali che hanno raggiunto la finale dell’Eurovision 2022: la vincitrice Ucraina, con la Kalush Orchestra, l’apprezzatissima Serbia di Konstrakta, e la divertentissima Moldavia di Zdob și Zdub & Advahov Brothers. Croazia e Slovenia, infatti, sono risultate escluse durante la semifinale.

Tre paesi che, sebbene orbitino attorno all’Unione Europea, non ne fanno parte. Tre paesi, con i rispettivi artisti, che, però, hanno saputo interpretare ottimamente la propria tradizione musicale e culturale, presentando brani eccellenti, dal punto di vista concettuale e tecnico.

In corpore Sano, Konstrakta

Il brano scelto da Konstrakta, col suo ritmo electro funk piuttosto oscuro, ha in realtà un significato critico, profondo, corredato ed inscindibile dalla sua performance – ed in questo senso Konstrakta si va ad inserire nella schiera di artiste contemporanee di lingua serbo croata: Marina Abramovic su tutte, ma anche Tea Harcic, Milena Pavlović-Barili nel recente passato, e infine l’influente e riconosciuta Milica Tomic. Nei Balcani tutti, durante la pandemia, la salute è divenuta quasi un’ossessione: secondo svariati studi scientifici, in Serbia in particolare (fonte), la ricerca di eventuali sintomi – la cyberchondria – è divenuta quasi una piaga sociale. Il che, unito ad una certa permeabilità alle fake news, in un apparato statale che è piuttosto lasso e penetrabile, ha profondamente colpito Ana Đurić, ossia la donna dietro Konstrakta. La Serbia, inoltre, è uno dei paesi europei con la più scarsa cura verso il disagio psicologico: dal 2020, infatti, i comportamenti autolesionisti dei teenager hanno subito un importante aumento.

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Tanto ci interessiamo ad apparire belli, al di fuori, e mai come in questa epoca – ci dice Konstrakta. Un’epoca in cui la body positivity da un lato, ma l’esistenza di veicoli massificati come TikTok e Instagram, hanno effetti contrastanti: mai come ora siamo stati ossessionati dall’esser sane, nel far sparire quei buchi di cellulite, nell’avere i meravigliosi capelli di Meghan Markle. Attenta osservatrice della realtà, ora Konstrakta avrà la strada spianata per la fama, quantomeno, europea.

Zdob și Zdub & Advahov Brothers, Trenuletul

“Il Trenino”: è così che affettuosamente Zdob și Zdub & Advahov Brothers definiscono l’intercity Chisinau-Bucharest, ossia un treno che connette le capitali rispettivamente di Moldavia e Romania. Due paesi che parlano una lingua estremamente simile, e che hanno condiviso anni di storia. Il treno che interconnette le due città ha, infatti, una storia particolarissima: originariamente di matrice sovietica, il Prietenia, che sfreccia all’incredibile velocità di 33 km/h, ed è un vero e proprio tuffo nel passato, fra antichi bar che servono vodka di scarsa qualità e umanità di ogni genere. Il brano – folklore e rock ‘n roll – è, sebbene ben mascherato, un inno alla fratellanza fra i due popoli. In patria ha suscitato, infatti, non poche polemiche: fino all’inizio della seconda guerra mondiale, infatti, Romania e Moldavia erano un unico stato. La band lo afferma chiaramente nel testo:

Merge trenul, parcă zboară

Dintr-o țară-n altă țară

Merge și nu poate pricepe

Care țară? Unde-ncepe?

Țară veche, țară nouă

Parcă-i una, parcă-s două

Ba aparte, ba-mpreună

Il treno va, come stesse volando

Da un paese all’altro

Sta andando ma confuso:

Qual è il paese? sono fusi?

È vecchio o è nuovo?

Sembra uno, ma anche due

Sia insieme che separati

Sono due o uno solo?

Stefania, Kalush Orchestra

Il brano più controverso dell’intero Eurovision 2022 è stato quello che, alla fine, nonostante i pronostici, ha vinto. I Kalush Orchestra hanno finora un solo album all’attivo, uscito nel 2021: Hotin. Sono composti dal rapper Oleh Psiuk, dal MC Kylymen e dal polistrumentista Ihor Didenchuk e provengono, appunto, da Kalush. Si tratta di un brano hip-hop, ma le cui contaminazioni folk fanno la differenza: i ritmi ossessivi del folk est europeo, i fiati tradizionali, il canto accorato e disperato. Un canto inizialmente dedicato alla madre di Didenchuk, ma che, con la guerra, ha assunto un duplice significato: quella donna, bellissima e saggia, ma che invecchia – fili grigi nei capelli – è patria e madre, è terra vandalizzata dall’invasore nel videoclip per la regia di un collettivo di Lyiv. Un video straziante, girato nelle città martoriate di Bucha, Mariupol e fra i sobborghi nord di Kiev.

Stefania si pone con una prospettiva atipica verso la genitorialità e l’esser figlio: il protagonista del brano è, infatti, soprattutto debitore ad una madre amorevole che, pur fra mille difficoltà, l’ha guidato nell’essere l’uomo che è; una donna, una terra, che ora, deve e può essere protetta.

Giulia Della Pelle
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