“Senza coraggio la mia vita sarebbe stata triste”. È in questa frase di Raffaella Maria Roberta Pelloni, in arte Raffaella Carrà, che se ne intravede tutta la forza di una star capace di rimanere sempre in contatto con sé stessa, autentica e riservata. Quel tratto genuino che l’ha resa maestra della televisione di salotto. La sua scomparsa non è stata solo una questione nazionale, ma un lutto familiare, che ha attraversato ogni generazione. Una commozione vera e sincera.
Non stupisce se il fenomeno Raffaella Carrà sia stato analizzato dal The Guardian come un uragano musicale che ha travolto l’Europa intera. Un’artista necessaria, rivoluzionaria, capace di creare uno stile e una tendenza, di fare moda. Una donna indipendente, libera, intelligente, emancipata in un tempo in cui appoggiare una causa significava iniziarla da zero. È stata una vera pioniera sulla scena musicale e televisiva, rappresentando la vera artista pop in un’Italia in cui non era immaginabile che ci sarebbe stato un tempo per l’emancipazione femminile e la libertà delle donne. Era avanti di trent’anni.
Attenta a ogni minimo dettaglio, sempre all’avanguardia, curiosa, credibile. Un’interprete libera dagli schemi della musica italiana dell’epoca, un’artista sensuale, elegante, ricercata, raffinata, totale. Cantante, ballerina, conduttrice, attrice e trasgressiva, con quel piglio internazionale che l’ha resa musa ispiratrice di cantanti italiani e stranieri. Raffa si è presa tutto senza togliere niente. Ha ribaltato la musica, la televisione, la danza, il costume, la moda, la società. L’ha fatto con la sua personalità travolgente, alla sua energia spiccata, alla sua presenza scenica riconoscibile, al suo gusto mai artefatto e al suo sguardo sul mondo, sempre così sensibile e privo di sovrastrutture.
Probabilmente all’epoca non lo sapeva ancora, di certo non all’inizio, ma è stata un simbolo per l’emancipazione delle donne, non solo quelle dello showbiz, ma di tutte le donne. Una bambina cresciuta senza padre e probabilmente per questo capace di intercettare il bisogno di uguaglianza da “Triste in giù”, di aiutare gli altri e fare beneficenza senza clamore.
Pioniera della lotta alla parità di genere, ai diritti, alla libertà di essere quello che si vuole essere senza costrizioni. È stata la prima a rivendicare uno stipendio più equo, uguale a quello dei suoi colleghi maschi, in un’epoca dove di gender pay gap non si sapeva nemmeno cosa fosse. Era una protezione, una figura rassicurante, un riparo per chi veniva discriminato o vessato.
Tanto imitata quanto inimitabile, Raffaella Carrà ha amato il suo pubblico senza stereotiparlo, un esempio di riscatto artistico e sociale senza eguali. È stata la nostra “wonder woman”, una showgirl a tutto campo con il suo moderno e vorticoso modo di trasgredire con stile. Un’artista umile e trasversale come poche, capace di esportare nuove forme di fare spettacolo e scandalizzare i benpensanti.
Se n’è andata troppo presto, ma rimarrà ciò che ha creato, ciò che è stata per un popolo intero, ciò che ha inventato dal nulla. Raffa è presente nei ricordi e negli aneddoti, nei filmati in bianco e nero e nelle immagini a colori, nei caschetti biondi e nell’ombelico, nei brani accesi a tutto volume in ogni festa. La sua risata travolgente, il suo buon umore, la sua eleganza. Una presenza costante, eterna. Raffaella Carrà non ha mai smesso di far rumore.
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