Dopo il Tour Europeo (in Italia) che lo ha impegnato lungo il corso dei primi mesi (da Febbraio ad Aprile) del 2019, e dopo i singoli rilasciati in estate, Dutch Nazari si è esibito nel suo Tour Europeo in Italia Gran Finale ai Magazzini Generali di Milano, Mercoledì 23 Ottobre.
Ed è stato veramente un gran finale.
Non di quelli trionfali, rigonfi di fuochi, dominati dal baluginare di luci posticce, animati dallo spirito febbrile delle folle oceaniche.
Tutt’altro: non è casuale la scelta della location, non esattamente ciclopica, e non sono casuali le parole dello stesso Dutch, quando avvertono la platea che il giorno dopo non sarebbe andato a vedere il numero dei biglietti venduti, perché a contare, in fondo, è solo il momento. E la buona musica.
È stato uno di quei gran finali che somigliano alla grande rimpatriata di un pranzo natalizio, magari di provincia: vivido, caldo, vivace, allegramente sincero; tuttavia intimo, avvolgente, tanto da discostare il velo della felicità, mostrando un lembo dell’altra faccia -quella vagamente malinconica- dei ricordi più preziosi.
Nemmeno a dirlo, non c’è rimpatriata senza patria, non esiste riunione di famiglia senza famigliari.
E quindi ecco Dola, a salire per primo sul palco: dissacrante e disinibito, nel suo nichilismo più completo e ricco, dalla potenza ruvida dell’urlo ai lamenti melanconici, sussurrati, ad accompagnare le vibrazioni della chitarra.
Poi Burbank, che regala risate e sprazzi di poesia, intessendo ritmicamente parole, rimarcando quanto della sua poesia sia presente nei testi di Dutch, quanto della slam poetry, dell’essere in fondo un paroliere in musica.
Senza dimenticare Sick et Simpliciter che accompagnerà tutto il concerto al basso, le irruzioni fugaci di Luca Carocci, Mekoslesh, Frah Quintale, gli avvistamenti a distanza di Ceri, tra il pubblico in platea, e Coez -pur sempre ex Undamento– nelle postazioni privilegiate e inaccessibili dei palchi di sopra, quasi a voler significare metaforicamente qualcosa.
E poi ovviamente, il fulcro e la causa, il pretesto di tutto ciò: Dutch Nazari, pura espressione di empatia, accompagnato da una delicatezza disarmante, anche se per brevi tratti intervallata da laceranti stoccate fortemente polemiche e politiche.
Tanta musica tra lui e il pubblico (che alle parole aggiunge anche moltissimo movimento), tra momenti alla Cab Calloway e sprazzi di esibizione ultra-privati, quasi solipsistici, accantonati in un angolo del palco, seduti, con le gambe a ciondoloni, e le persone del pubblico a contendersi uno spiraglio nell’estasiato capannello circostante.
Ci sono le radici, c’è la casa, la provincia; ma c’è anche Milano, Undamento, il presente.
Smembrarsi e ritrovarsi nelle sfaccettature della musica (forse della vita), esprimersi attraverso la musica (e forse attraverso la vita), dislocarsi, verso “tutte le direzioni”, senza perdersi: questo forse è fin’ora il più grande traguardo raggiunto da Dutch Nazari.
È davvero un Gran Finale, aspettando il prossimo.
Ecco la scaletta del concerto di Dutch Nazari del 23 ottobre:
DOLA
Volare
Collare
Maschi
Lil Pump
Shampoo
Mostri
Non esco
BURBANK
Dare nome
Ode a Uto Ughi
DUTCH NAZARI
Diecimila lire
Proemio
Momento clinico
Amore povero
Fuori fuoco ft. LUCA CAROCCI
Lontana tu
Miro
Sui divanetti
I come from near venice
Luce clandestina Ft. MEKOSLESH
Guarda mamma senza money
La mia casa
Qui da poco
Tutte le direzioni
Bravi tutti
Cambio di stagione
Girasoli
Ce lo chiede l’Europa
Cura di me ft. FRAH QUINTALE
Calma le onde
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