Internal Incarceration è il primo LP prodotto dagli americani Year of the Knife e pubblicato per Pure Noise Records.
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Forti del successo riscosso grazie agli Ep precedenti, gli Year of the Knife mantengono anche per quest’album, un sound tendente all’heavy metal ma con influenze hard-core molto pesanti. Ed è un mix che in questa situazione non ha funzionato particolarmente.
Internal incarceration è semplicemente un disco uscito nel momento sbagliato, i suoni risultano impastati, fin troppo anche per le caratteristiche del genere, la produzione della batteria lascia a desiderare e la voce, già alla terza canzone, diventa difficile e pesante da ascoltare.
In generale Internal Incarceration non regala niente di nuovo al mercato musicale attuale, dominato da produzioni portate all’estremismo della perfezione, scadendo in una ripetitività, che a lungo andare genera nell’ascoltatore un leggero senso di angoscia, spezzato da qualche breakdown eseguito discretamente.
Il problema principale del gruppo americano però, è che non trasmette rabbia ed energia come i gruppi di riferimento, ricordando, ad esempio, I Cabal (Long branch Records) senza tecnica ed espressività, caratteristiche che aiutano decisamente a rendere unici i propri lavori.
In un periodo storico dove la musica è comunque piegata dalla crisi dovuta alla pandemia e bisognerebbe sostenersi tutti a vicenda, il mio consiglio è quello di aprire gli occhi sull’offerta di gruppi validi che abbiamo in italia, per poi andare a tuffarsi nel mare che è la musica estera.
I Damn City, i nuovi Defamed o ex-Drown in Sulphur, i Dead Like Juliet, sono solo alcuni degli esempi che possono essere fatti, di band molto valide e che non hanno nulla da invidiare, ma forse molto da insegnare, a band estere come gli Year of The Knife.
Possiamo concludere quindi, dicendo che in internal Incarceration si sente un’elevata inesperienza nel songwriting, molte volte i Breakdown risultano suonati tanto per fare e le strutture non sono sempre chiare, tutto questo porta il disco a uscire come un prodotto registrato da ragazzini in saletta che vogliono divertirsi.
Se il loro scopo è quello di vivere di musica, dovranno sicuramente impegnarsi di più per rendere i loro prossimi lavori più caratteristici.
Voto: 5.5
Se ti è piaciuto l’articolo leggi anche: Recensione “Kaliyuga” In Hearts Wake (link alla recensione qui)
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