Discontinuità è la parola d’ordine per Joe Biden e Kamala Harris. Il presidente e la vicepresidente intendono aprire una lunga stagione di radicale inversione di tendenza delle politiche americane degli ultimi anni. Un allontanamento dall’Era trumpiana che si è notata durante l’Inauguration Day, dove l’arte è stata la protagonista e a brillare è stata una sempre impeccabile Lady Gaga
«Perché non sono solo gli intellettuali a credere nella sinistra, è anche la sinistra a credere nell’intelletto e nei suoi prodotti, le idee».
Che molta cultura nel mondo sia dalla parte sinistra della politica non è cosa nuova.
Hollywood era politicamente progressista molto prima che la California diventasse una roccaforte democratica. Eppure agli albori dello starsystem – fatta eccezione per Charlie Chaplin – le celebrità erano apolitici. La visione politica di forte stampo progressista si è fatta avanti nel post secondo conflitto mondiale, coinvolgendo cantanti, attori e registi. Alcuni più di altri hanno talmente profuso il loro impegno politico fino al punto di rischiare di compromettere la propria carriera, soprattutto quando il maccartismo imperversa negli Stati Uniti, con la sua caccia alle “streghe comuniste”.
L’engagement della politica democratica dello star system americano è lungo e vario. Tantissimi sono i divi hollywoodiani che hanno tendenze progressiste e hanno partecipato attivamente alla campagna elettorale di Joe Biden e Kamala Harris. Tra questi c’è Lady Gaga, sempre attenta e concreta nel trasmettere le sue idee.
E’ la popstar più famosa al mondo e non si è mai tirata indietro quando si tratta di metterci la faccia per sensibilizzare l’opinione pubblica in materia di diritti civili.
Cantante, attrice, attivista. Alla voce “arte” sul dizionario dovrebbe esserci la sua foto. Perché Lady Gaga è molto più che una semplice “intrattenitrice di pubblico”. Il suo carisma provocatorio, i suoi eccessi trasgressivi, i suoi look sopra le righe, la sua voce potente, la sua energia contagiosa l’hanno resa un’icona del pop. Lo spirito camaleontico ha surclassato negli anni diversi suoi colleghi, portandola nell’olimpo dei giganti. D’altronde non dimentichiamoci che il suo nome l’ha scelto in omaggio al brano Radio Ga Ga dei Queen: una legenda riconosce sempre un’altra legenda.
La pop star non ha mai nascosto il suo pensiero politico, il suo attivismo è noto sia a chi la segue da anni e sia a chi la conosce solo di fama. Nei mesi precedenti alle presidenziali, non ha fatto mancare il suo appoggio al candidato democratico. Per questo motivo la sua esibizione durante l’inaugurazione del presidente Joe Biden e della vicepresidente Kamala Harris era in un certo senso “chiamata”. Tuttavia sentire la sua voce cantare l’inno nazionale americano ha emozionato non solo me – che considero Lady Gaga la più grande artista di sempre – ma il mondo intero.
Nella cerimonia di insediamento più blindata della storia degli Stati Uniti è entrata in scena sul versante occidentale del Campidoglio con sfarzo, moda e passione, prima di esplodere letteralmente nel più importante momento per la carriera di un presidente americano, offrendo una resa emotiva e potente di The Star-Spangled Banner.
A spiccare, oltre all’interpretazione da brividi, è stato il suo outfit in Schiaparelli Haute Couture: camicia nera, una gonna rosso brillante e l’enorme colomba della pace dorata sul suo petto per lanciare un messaggio importante dopo i disordini di Capitol Hill e dopo il movimento Black Lives Matter in sostegno alla comunità afroamericana.
L’esibizione di Lady Gaga, che stringeva tra le mani un microfono placcato in oro, è stata seguita da una parata di star che l’ex presidente Trump aveva visto solo in televisione: da Jennifer Lopez a Katy Perry, da Kerry Washington a Tom Hanks che ha condotto lo speciale televisivo “Celebrating America”.
«La mia intenzione è riconoscere il nostro passato, curare il nostro presente e appassionarmi a un futuro in cui lavoriamo insieme amorevolmente. Canterò al cuore di tutte le persone che vivono su questa terra. Con rispetto e gentilezza»
Lady Gaga
Non è la prima volta che Lady Gaga intona l’inno statunitense. Infatti lo cantò anche nel 2016, in occasione del cinquantesimo Super Bowl – l’appuntamento televisivo più seguito dalla popolazione americana -, ma, stavolta, è stato tutto diverso. Questa volta il peso politico ha appannato quello artistico. Questa volta arte è stato sinonimo di cambiamento. Questa volta Stefani Joanne Angelina Germanotta è entrata nella storia, per rimanerci per sempre.
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