Avete presente il sottobosco? Quel luogo umido, scarsamente illuminato e all’apparenza inospitale?
E sì, all’apparenza, perché è nel sottobosco che la maggior parte delle forme di vita nascono e si sviluppano, grazie proprio alle condizioni favorevoli che forse solo ad un secondo sguardo si palesano davanti ai nostri occhi. Il sottobosco, secondo il mio umile parere, è l’immagine che meglio rappresenta la scena underground mondiale. Un luogo non adatto a tutti ma che accoglie chiunque voglia provare qualcosa di nuovo, di diverso. Un luogo in continuo fermento, rigoglioso, ricco di vita. Un luogo da preservare. Ed ecco perché ogni mese troverete uno speciale dedicato a tutta quella musica che molto spesso rimane in secondo piano, ma che merita molto di più. Buon ascolto!
Il Wedding Kollektiv – BRODO
22 gennaio 2021 – Autoproduzione
Un po’ Roma, un po’ Berlino. Un po’ Art rock, un po’ Krautrock. Un po’ Franco Battiato, un po’ M¥SS KETA. Insomma un brodo primordiale, come ci viene indicato dal titolo di questo esordio ad opera de Il Wedding Kollektiv. Sì, Wedding come il quartiere multiculturale di Berlino dove sono di base questi musicisti romani trapiantati in una delle città europee che più ribolle di cultura e musica. “BRODO”, uscito in digitale a inizio anno ma disponibile da giugno su LP in edizione limitata, è il risultato dell’utilizzo della composizione come uso terapeutico. La band nel comunicato stampa si chiede, “da un momento molto difficile, di sofferenza personale, può nascere bellezza, relazione, piacere?” Decisamente sì, e se BRODO è il prodotto di tutto ciò, non possiamo che giudicarlo molto più di un semplice disco, ma un vero e proprio manifesto alla vita. 1000 punti ai testi scritti dalla giovane scrittrice JLF, che come scrivo sopra, ricordano davvero i pensieri all’apparenza sconclusionati di Battiato e l’irriverenza della nostra Miss preferita. 8/10
PS5 – Unconscious Collective
21 maggio 2021 – Hyperjazz Records
Quando ho voglia di farmi una bella scorpacciata di jazz contaminato, ormai mi dirigo verso le pubblicazioni della Hyperjazz di Raffaele Costantino e so che non rimarrò delusa. Questa ultima uscita intitolata “Unconscious Collective” ovviamente non è da meno. La mente dietro al progetto PS5 è il sassofonista Pietro Santangelo (Nu Guinea, Slivovitz, Fitness Forever) che ci regala uno dei migliori dischi del 2021. Ipnotico, multiforme e dannatamente imprevedibile, “Unconscious Collective” è il tipico disco che ti entra dentro con i suoi ritmi morbidi e sensuali. Si viaggia tra i ritmi del Sud Italia, in particolare Napoli e quelli africani e latini. Il giro di basso corposo di “Amigdala”, le percussioni tribali di “Šulūk” e gli intrecci di sax tenore, soprano e baritono che ci accompagnano in questi 50 minuti, sono un toccasana per l’anima. 8.5/10
Hiatus Kaiyote – Mood Valiant
25 giugno 2021 – Brainfeeder Records/Ninja Tune
Per chi ama il neo-soul e l’R&B, “Mood Valiant” è sicuramente uno degli album più attesi dell’anno. Per chi invece conosce solo in parte questi generi, il nuovo album degli Hiatus Kaiyote è sicuramente un ottimo punto di partenza per assaggiare melodie squisitamente estive e un sound incredibilmente sciolto e rilassato. Di base a Melbourne, i quattro musicisti hanno pubblicato la nuova fatica a fine giugno sulla sempre freschissima Brainfeeder fondata da quel genio di Flying Lotus. Far passare sei anni da una pubblicazione all’altra (“Choose Your Weapon” è del 2015) è sempre un mezzo rischio, ma se le basi erano più che eccellenti, con “Mood Valiant” il quartetto ha raggiunto la perfezione stilistica. La voce di Naomi “Nai Palm” Saalfield impreziosisce la tecnica superba dei colleghi e ci regala momenti di pura bellezza cosmica. Brano consigliato: “Get Sun”, prezioso consiglio per tutti noi che abbiamo appena passato 9 mesi chiusi in casa. 9/10
Methadone Skies – Retrofuture Caveman
07 maggio 2021 – Autoproduzione
Dalla Romania con furore, i Methadone Skies ci presentano “Retrofuture Caveman”, quinto disco in studio per questa band che mescola sapientemente doom, stoner e atmosfere psichedeliche. L’album si apre con i 17 funambolici minuti della title track che ci porta in un lungo viaggio alla scoperta della migliore tradizione doom europea. Dopodichè le atmosfere si fanno più delicate con “Infected by Friendship” il cui titolo rimanda alla pandemia durante il quale è stato scritto. “Western Luv ’67” ci dona atmosfere eteree, psichedeliche e leggerissime, in completo contrasto con le chitarre heavy di “The Enabler”. Un disco, che pur essendo il quinto di una carriera lunga 12 anni, non dimostra in pieno quella maturità che si aspetterebbe da una band così rodata. Musica che, però, potrebbe piacere a Dracula in persona. 6.5/10
Olec Mün – Vögel
24 giugno 2021 – Lady Blunt Records
È vero, la musica estiva è sempre estremamente chiassosa e ti mette voglia di ballare fino al mattino, ma se come me amate le atmosfere intime del piano e degli archi, non potete perdervi il nuovo album del pianista argentino ma di base in Spagna, Olec Mün, intitolato “Vögel” (dal tedesco “uccelli”) uscito il mese scorso. Il minimalismo di Mün è estremamente espressivo, ma allo stesso tempo sembra una carezza sul viso. La libertà degli uccelli che danno il titolo alla raccolta, è ben rappresentata dalla leggerezza delle note e dalla delicatezza degli spazi entro i quali il compositore crea. Spazi che sono la sua casa, dato che le sette tracce sono state tutte composte durante il lockdown del 2020. Mi immagino Mün che guarda fuori dalla finestra e vede stormi di uccelli e desidera quella stessa libertà. Un gesto che molti di noi hanno fatto e che quindi ci fa empatizzare con l’artista. “Vögel” è un album da godere in mezzo alla natura, magari in montagna, per sentirsi in armonia con il creato. 8/10
THEODOR BASTARD – Volch’ya Yagoda
25 giugno 2021 (ristampa) / 09 aprile 2020 – Season of Mist
Avete presente l’espressione “c’è una prima volta per tutto”? Ecco, con “Volch’ya Yagoda” il nuovo album dei THEODOR BASTARD è stata la prima volta che ho sentito parlare di neofolk elettronico careliano. Per chi non lo sapesse la Carelia è una regione russa posizionata a nord ovest e confinante con la Finlandia. Le atmosfere nordiche ci sono tutte: rune, sciamani, incantesimi e mitologia norrena. La band, guidata dalla bravissima cantante Yana Veva, utilizza strumenti poco convenzionali come la nyckelharpa tipica svedese, lo jouhikko careliano e dei flauti antichissimi creati dalle radici degli alberi. Nonostante l’uso di questa strumentazione tipicamente world, il sound è estremamente moderno, toccando generi quali trip hop ed elettronica minimale. L’ispirazione dietro a questo sound si trova nel paesaggio naturale careliano, un paesaggio che a detta della band è imprevedibile, tra foreste di pini e abeti, orsi, alci e lepri che vivono in una libertà assoluta. Un gran bel viaggio sonoro in una terra ancora incontaminata. 8/10
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