Viking Zombie è il nuovo album degli Armored Dawn, band metal di San Paolo, la cui edizione deluxe è impreziosita da una versione live ed un unplugged, fuori per The Orchard/Sony.
Curiosa operazione, curiosa band, quella degli Armored Dawn. Parliamo di una band viking metal brasiliana, il che sembrerebbe leggermente un ossimoro. Però i brasiliani ci hanno sempre abituato ad essere piuttosto fluidi nei gusti musicali, nonché amanti del metal, soprattutto nella zona di San Paolo. Ed è da lì che provengono i nostri beniamini, artisti di lungo corso, attivi ufficialmente dal 2016.
Se vi aspettate sonorità pompose, epica, a là Rhapsody of Fire, sbagliate di grosso. Ciò che gli Armored Dawn propongono è un metal, per certi versi, elementare, ma non per questo meno efficace. Le orchestrazioni sono spesso ridotte al minimo, lasciando che siano le accurate melodie e le linee di batteria e chitarra – importantissime, più British, più Iron Maiden che power metal – che archi campionati così tanto easy listening.
Viking Zombie. Già il titolo potrebbe dare adito alle più facili delle ironie. Ci troviamo di fronte, invece, ad un lavoro piuttosto maturo e, soprattutto, ottimamente prodotto e registrato: nell’estrema cura delle sonorità, ma, anche, nella sua tendenza all’essere, effettivamente, intrattenimento di qualità, ci ritroviamo molti echi dell’ultimo lavoro dei nostri conterranei Death SS – in un effettivo revival dell’hard ‘n heavy che, nel 2020, è una cosa più che gradita.
Viking Zombie inizia con l’ottima opening Ragnarok, che ci porta poi al singolo Animal Uncaged, fatto di due linee di chitarra ben incrociate ed una linea vocale trascinante, dall’impostazione marziale – mentre echi quasi horror, e, finalmente, prettamente nordici, si hanno nella title track, Zombie Viking. Che ha dell’epòs che ci proposero i primi Sonata Arctica e lo stesso impatto emotivo: un semplice ed efficace songwriting che ha il suo culmine nel chorus, che rimane facilmente impresso. L’incredibile definizione dei suoni che compongono Zombie Viking rende anche live, in quanto nella deluxe edition è inclusa anche la versione Live di Animal Uncaged, nella quale la lama delle chitarre viene ancor più affilata – qualcosa che non si udiva nel metal da molto tempo.
Echi Sabatoniani – compagni europei di tour dei nostri – si odono in Fire in Flames, mentre altrettanto portentosa risulta all’ascolto The Eyes of the Wolves, che, però, recupera il sentore epico e nordico di Zombie Viking, facendola, pur essendo una ballad, la punta di diamante dell’album. Synth ben curati e riff efficacissimi rendono il sound complessivo piuttosto catchy, ma non è affatto un male: come ho già detto, la tendenza al produrre intrattenimento di qualità è un pregio che non tutti possono dire di avere, tantomeno di perseguire con successo. Sulla stessa falsariga prosegue Face to Face, mentre echi più moderni – a là Beast in Black, ossia del metal più efficace che sia attualmente proposto nel mondo – si hanno in Heads are Rolling: piacevole immagine di teste mozzate e zombie vichingi che brandiscono asce. La doppia cassa che caratterizza il brano è un brodo di giuggiole di affabilità, una comfort zone per qualunque amante del power metal. Passando per la romantica Blood on Blood, il cui chorus ha la capacità di rimanere ben impresso in mente, arriviamo alla seconda ballad di Viking Zombie: Embrace the Silence, che, per la prima volta, ha archi intrusivi, sebbene solo nell’intro. Eccellente nella costruzione, fra chitarra acustica e un’ottima performance vocale di Eduardo Parras, chiude il terzo quartile di Zombie Viking.
La diade finaleè composta da Rain on Fire, potente ed aggressiva, con un accenno di growl altrove assente: le chitarre di Timo Kaarkoski e Tiago de Moura la fanno da padrone, di nuovo, scintillanti d’acciaio cromato. La chiusura è affidata a Skydiver of the Light, che ha, nell’arrendevole malinconia che trasmette, echi quasi gothic rock. Infine, l’unplugged di Ragnarok, opening track, aggiunge pregio ad una già ottima confezione.
Viking Zombie ha, dunque, il raro pregio di essere facilmente fruibile, ascoltabile, e godibile. Se si trattasse di un videogioco, parleremmo di un prodotto con una rigiocabilità infinita: per quanto tempo tale caratteristica è stata tralasciata e bistrattata? Dunque, largo alle sonorità catchy, largo all’intrattenimento, largo a band come gli Armored Dawn.
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