Nata da un’idea di Franco Bernini e Bernardo Pellegrini, La lunga notte ripercorre i fatti che hanno preceduto la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, quella in cui si svolse l’ultima riunione del Gran Consiglio, organo supremo presieduto da Benito Mussolini, che segnò la fine del regime fascista.
Prodotta da Rai Fiction ed Eliseo Entertainment, La lunga notte andrà in onda lunedì 29, martedì 30 e mercoledì 31 gennaio in prima visione su Rai 1, con una programmazione che occupa tre serate consecutive, formula già usata nel 2022 con Esterno Notte.
La lunga notte in cui il destino dell’Italia cambiò per sempre
24 luglio 1943, ore 18:15. Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, i vertici del regime fascista si riuniscono a Palazzo Venezia per discutere dell’ordine del giorno presentato da Dino Grandi. Il presidente della Camera dei fasci ha capito che il Duce ha le ore contate e che è necessario intervenire, prima che sia troppo tardi.
Grandi è pronto a tutto, fatto sta che si reca all’incontro con due bombe a mano nelle tasche, così come fece il colonnello Claus von Stauffenberg, eroe dell’operazione Valchiria, interpretato da un ineguagliabile Tom Cruise nell’omonimo film, che attentò alla vita del Führer per dimostrare al mondo che non erano tutti come lui. Per mettere in minoranza Mussolini non fu necessaria un’azione così drastica: nel suo delirio di onnipotenza il Duce non rese conto di essere stato abbandonato dai suoi stessi gerarchi e fu sufficiente una votazione per togliergli il potere dalle mani. Quel che è accaduto dopo è storia. La lunga notte narra le tre settimane antecedenti quel momento fatale.
Trovo interessante che Mussolini sia stato l’unico dittatore ad essere stato destituito in maniera legittima, dal voto di un’assemblea che fu lui stesso a convocare – spiega Alessio Boni, che ha dato prova di una disciplina e una potenza interpretativa straordinarie – Avevamo paura di farne un eroe, era facile scivolare nel retorico, sappiamo che aveva le sue ambivalenze, che fosse un fascista ma era anche disposto a rischiare la propria vita per la propria Patria.
L’attore, di recente protagonista della fiction Il metodo Fenoglio, rivela che aver interpretato il personaggio di Grandi lo ha portato dentro un periodo storico che non conosceva molto bene. Si tratta infatti di una pagina di storia importante e decisiva per le sorti del nostro Paese sfuggita all’attenzione di molti e, al di là del fatto politico, la tv pubblica ha il dovere di raccontarla.
La Storia è sempre complicata, fatta da uomini e donne, da confini da allargare o proteggere, da grandi vicende che riguardano il destino di un Paese e da vicende comuni che interessano le vite quotidiane – osserva Maria Pia Ammirati, direttore di Rai Fiction – Non c’è alcun intento nostalgico – precisa – ma un’analisi dei fatti che diventa drammaturgia, nel solco della rappresentazione storica del fascismo, del nazismo e della seconda guerra mondiale, per indagare sul clima storico e sociale di quei tempi.
La serie rispetta il corso degli eventi quasi alla lettera, nonostante di quella seduta del Gran Consiglio non ci siano documentazioni storiografiche come assicura Pasquale Chessa, consulente storico della serie, e presenta poche licenze poetiche, come l’invenzione di un amore giovanile fra la nipote di Grandi e un futuro partigiano, necessaria però per dare voce alla gente comune stremata dalla guerra e dalla violenza che però non ha mai perso fiducia nel futuro.
Dietro la macchina da presa Giacomo Campiotti, che ha già firmato serie di successo come Braccialetti Rossi e La sposa, e che si è avvicinato al progetto in punta di piedi cercando di dare sempre più spazio agli aspetti umani dei personaggi e alle relazioni tra di loro.
Accanto alle sue vicende personali e politiche di Grandi vengono narrate quelle della famiglia reale, con il Re Vittorio Emanuele III (Luigi Diberti), uomo autoritario e militare vecchio stampo, che cerca di mantenere il potere e Umberto, principe erede al trono che, complice l’educazione militare ricevuta, non ha la forza di opporsi alla volontà del padre.
Intanto Mussolini è nel momento più basso della sua vita politica, affetto da una gastrite lancinante e completamente assoggettato all’alleato tedesco deve difendersi su tutti i fronti. Persino suo genero, Galeazzo Ciano (Marco Foschi), che ha ricoperto le maggiori cariche politiche e militari al suo fianco, sembra essere pronto a tradirlo.
Non volevo farne un’imitazione – spiega Duccio Camerini – Ho cercato di renderne anche la fragilità, l’incapacità di gestire i rapporti familiari, l’aura quasi shakespeariana della sua rovina, il suo smarrimento anche dentro le sue violenze.
Sono le donne le vere protagoniste de ‘La lunga notte’
Agguati, pestaggi, omicidi, alleanze segrete, imboscate, tradimenti, inganni sembrano non risparmiare nessuno e, in questa fase di profonda incertezza, a giocare un ruolo determinante sono le donne.
Lucrezia Guidone è Edda Ciano: donna di grande personalità e dall’equilibrio precario. È divisa tra l’amore per il padre e quello per suo marito, con cui ha un rapporto burrascoso e altalenante ma nel momento più critico non esita a fare una scelta, pronta a subirne le conseguenze.
Non è molto diversa da lei Caterina Grandi, interpretata da Ana Caterina Morariu. Indipendente, moderna e sofisticata, sostiene il marito nella vita politica e sociale.
Claretta Petacci, invece, sarebbe stata un’eccezionale stratega. Donna intelligente e acuta, lucida e spietata, è divisa tra il desiderio di soddisfare le volontà della famiglia e l’amore che prova per il Duce, con il quale condividerà il tragico destino.
È un ruolo diverso da quelli che ho interpretato finora. La Petacci è una donna conosciuta dall’immaginario collettivo, ma anche enigmatica e misteriosa – rivela Martina Stella – La sfida per me è stata lavorare sulle ombre, sui conflitti di questa donna, sul rapporto totalizzante e ossessivo che aveva con Mussolini.
Altra presenza femminile degna di nota è quella di Maria Josè del Belgio, principessa del Piemonte e moglie di Umberto II, interpretata da Aurora Ruffino. Fervente antifascista, soprannominata ‘l’unico uomo di casa Savoia’, sentiva la responsabilità del suo ruolo e per questo ha intrattenuto incontri segreti con gli oppositori del regime e con le forze alleate ed era desiderosa di diventare regina per fare qualcosa per l’Italia e gli italiani.
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