The God Shaped Void, l’agognato ritorno degli Psychotic Waltz

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Il giorno di San Valentino, 14 febbraio 2020, è in uscita The God Shaped Void, il quinto album di una band storica: gli Psychotic Waltz. Per Inside Out Music.

Onestamente, in tanti anni di musicofilia, non ho mai pensato che questo giorno sarebbe arrivato. Un po’ come Kingdom Hearts III, o un’improbabile riunione dei Beatles con resurrezione di John Lennon.

O un duetto fra Lady Gaga e Freddie Mercury al piano.

Ma sto divagando, perché, alla fine, dopo vent’anni, il giorno è arrivato. Gli Psychotic Waltz, unica band che ha cercato di strappare la corona di re del prog metal a James LaBrie, sono tornati.

Perché Bleeding, proveniente dal lontano 1996, anno in cui avevo quattro anni e mi emozionavo per le canzoncine di Papà Castoro, fu un capolavoro. E come tanti colpi di genio, non compreso.

Di esempi ce ne sono molti, ad illuminare di stelline solitarie la galassia del prog: Secret Treaties dei Blue Oyster Cult, The Least we Can Do is Wave Each Other dei Van der Graaf Generator, o mezza discografia di Wishbone Ash e Banco del Mutuo Soccorso. Bleeding, in brani come Morbid e Northern Lights, ha influenzato la discografia successiva perfino di band art rock come i The Contortionist o i Gazpacho; album che, riascoltato a distanza di tanti anni, dimostra una discutibile lucentezza in fase di missaggio – ma, come ho già detto, gli Psychotic Waltz sono stati sempre, puntualmente, tremendamente sfortunati. Tanto che proprio durante le riprese del video di Faded, si ebbe un cortocircuito ed un tecnico delle luci perse la vista. Anni ed anni di cause legali seguirono.

Ora, sembra che il momento della svolta, con The God Shaped Void, per musicisti supernavigati sia finalmente giunto: un contratto con la Inside Out, la più importante casa discografica – assieme alla Kscope – impegnata con la scena prog odierna.

the god shaped void psychotic waltz

Raramente mi sbilancio nel giudizio di un album prima di averlo ascoltato nella sua interezza: ma i singoli scelti – All the Bad Men e Devils and Angels – brillano di una luce propria, di un’essenzialità e semplicità, che ultimamente i soli Leprous di Pitfalls sono riusciti a dimostrare. Groove abissali, uniti ad un indiscutibile gusto per la melodia, che si conficcano nell’inconscio dell’ascoltatore – ed una produzione assolutamente eccelsa. Uniformare ispirazioni vecchie di venticinque anni con il perfezionismo tecnico attuale sarebbe stata un’impresa ardua per chiunque, ma gli Psychotic Waltz con The God-shaped Void compiono l’ennesimo miracolo della loro – purtroppo – scarna carriera.

The God Shaped Void ci accoglie con venti del deserto e sonorità arabeggianti – ed un sound che, sebbene ripulito e semplificato, è debitore di quello di Ayreon.

Ciò che colpisce è il groove, qualcosa che nel prog era completamento scomparso – che dona un tocco chimico, fumante di acido solforico, all’intero album.

Gli Psychotic Waltz non hanno tentato solo di copiare se stessi, per vendere qualche copia in più ai nostalgici degli anni ’90, ma sono stati ben attenti a guardarsi attorno: brani moderni, freschi, come Back to Black e The Fallen, dimostrano che la lezione impartita al prog dai Riverside non è stata del tutto vana – ma anche come il grunge, l’oscuro, il paludoso gloomy della mente, possa essere adattato in un sound tecnicamente pregevole e capace di trasmettere un metamessaggio emotivo come solo il prog può e sa fare. Sempre più rari nella musica moderna, non mancano però i rimandi a maestri del genere: i Rush, omaggiati in Demystified, con flauti, chitarra acustica, ottimamente reimpastati e fusi a creare un unico corpus. When the Spiders Spin, poi, è uno dei punti più elevati dell’interno The God Shaped-void: un suggestivo riff e la giusta componente di epos propria di Ayreon creano un brano elegantissimo, lineare, e allo stesso tempo magico. La sontuosa Sisters of Dawn recupera sensibilità doom arricchendole di pura melodia, carezzevole nella voce di Devon Graves – un ottimo preludio alla ballad conclusiva, In The Silence, che, incredibilmente, sfiora corde che sembrava solamente i Manchester Orchestra riuscissero a far risuonare.

In sostanza, con The God Shaped Void degli Psychotic Waltz ci troviamo di fronte uno dei più begli album prog degli ultimi dieci anni.

Regalatelo, nel suo elegante cofanetto in vinile, sia agli amanti del passato che al quelli della nuova ondata prog metal; regalatevi una grandiosa, nebbiosa, oscura, e allo stesso brillantissima e lucente, colonna sonora per questo inverno.

Giulia Della Pelle
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