Solo pochi mesi fa, i fan dei Genesis più classici, hanno potuto deliziarsi le orecchie con il nuovo album del buon Steve Hackett (ovvero “Under A Mediterranean Sky”) mentre si cercava di resistere a tutte le chiusure forzate in casa.
L’ascoltare e creare musica sono state, ovviamente, alcune delle attività più “gettonate” e non sono stati pochi gli artisti che hanno approfittato di questo periodo per produrre dei nuovi lavori, ne sa qualcosa un certo Paul McCartney con il suo “McCartney III Imagined”, con degli ospiti di eccezione.
Se Hackett ha pensato bene di esplorare il mondo dalla sua scrivania come un ispirato scrittore, di sicuro la sua opera di fantasia e realtà doveva continuare. Riuscirà dunque questo novello “Surrender Of Silence”, uscito il 10 settembre, a mettersi in pari e/o a superare il precedente “Under A Mediterranean Sky”? Scopriamolo!
The Obliterati: tastiere ipnotiche, chitarra ricca di phaser che si destreggia in un tapping che ricorda un compianto Eddie Van Halen sotto psicofarmaci sono le prime scelte stilistiche del famoso ex Genesis.
Dopo un’introduzione veramente interessante, in Surrender Of Silence si continua a procedere verso territori progressivi della cara vecchia Inghilterra ai quali non manca la commistione tra atmosfere tipiche del grande impero britannico, i balli negli eleganti palazzi e addirittura quello che può andare a definirsi come “un estero misterioso ed inesplorato”.
Natalia: arie più classiche e sinfoniche accolgono l’ascoltatore come a teatro e lo fanno sprofondare in una di quelle comode poltroncine rosse. Ad aprire le danze di quest’opera sono la stessa voce di Hackett che, tra un riferimento allo Schiaccianoci e La danza dei cavalieri, fa poi un duetto con quello di Amanda Lehmann.
Relaxation Music For Sharks (Featuring Feeding Frenzy): quando si parla di esplorazioni, che si tratti di terre o di ambiti più sonori, è davvero facile riferirsi a qualcosa di molto più visibile, ma che ne pensate di un bel giretto tra i fondali marini? Solo che qui il nostro novello Capitano Nemo sarebbe un anziano, ma sempre rispettabile, gentiluomo e rockettaro inglese con una ciurma composta da fidati musicisti ed in particolare del “Commodoro” Nick Di Virgilio con la sua batteria senza esclusione di colpi. La sensazione di passaggio dalle bolle inconsistenti ai pericoli del mare, tipo piovre giganti o simili, è infine davvero realistica!
Wingbeats: sonorità decisamente più afro e corali grazie alle due ex coriste dei Pink Floyd, rispettivamente Durga e Lorelei McBroom, sorreggono magnificamente la chitarra di un ispiratissimo Hackett che, al pari di una paziente sarta, tesse un arazzo sospeso tra world music ed elettricità.
The Devil’s Cathedral: tastiere tortuose con clarinetti ed altri strumenti “con svolte inquietanti” fanno da base per la voce dell’istrionico Nad Sylvan, fido cantante di Hackett, che si rende il protagonista di una sorta di “Fantasma dell’Opera”.
Held In The Shadows: chitarre elettriche volano, anzi sorvolano, i territori sonori per un gioco al rimpiattino assieme a delle voci che, quasi in lontananza, scompaiono tra i watt e le scariche degne del miglior Nicola Tesla.
Shanghai To Samarkand: visto che Hackett è, come ben si sa, un appassionato di world music, poteva mancare un riferimento alle melodie indiane al pare dei “colleghi” Beatles? Naturalmente no!
In questa traccia di Surrender Of Silence ritorna infatti Malik Mansurov con il suo tar, già sentito nell’album precedente, assieme ad Ubaidulloev Sodirkhon Saydulloevich con il suo dutar (tipico strumento persiano) per un risultato che vi farà riconsiderare gli “stereotipi” sulla cultura ed il misticismo indiani. Naturalmente in un’ottica progressiva con tanto di intermezzi in stile flamenco come impartirono maestri quali il compianto Paco de Lucía e Al Di Meola! Artisti rispettati dallo stesso Hackett che qui trova non pochi “compagni di gioco” alla sua sei corde.
Fox’s Tango: riferimenti ai vecchi tempi con i Genesis? Beh, potrebbe essere possibile, ma è altrettanto vero che le soluzioni sonore sono davvero moderne ed al passo con i tempi nonostante persista la vecchia atmosfera progressiva degli album partoriti negli anni Settanta.
Basta chiedere al già sentito batterista Nick Di Virgilio ed al bassista Jonas Reingold che, tra i vari, ha suonato anche nei Flower Kings e nei Tangents, mica male come curriculum non trovate anche voi? Ascoltare per credere e godetevi la magia che Hackett è riuscito a dare anche in questo fantastico brano!
Day Of The Dead: l’atmosfera è leggermente più lenta e lugubre, non vi ricorda un certo film di Romero o alcune composizioni di un certo gruppo italiano?, tanto che il sapore si fa più dark prog senza lesinare di riferimenti ai connazionali Black Sabbath. Curioso ed interessante, merita più di un semplice riascolto distratto.
Scorched Earth: no, non siamo di fronte ad una simil citazione dei Cradle of Filth, ma è molto più probabile che qui Steve si riferisca a come l’uomo ha continuato a trattare il suo pianeta in tutti questi secoli. Da ascoltare con attenzione e con il dovuto volume per godersi le atmosfere che traghettano l’ascoltatore verso l’onirico felliniano e lo spazio pinkfloydiano.
Esperanza: se questa è l’ultima a morire, di sicuro, è anche l’ultima traccia che chiude Surrender of Silence in una maniera breve, delicata ed acustica, come una coppia di amanti che corre verso il tramonto in uno di quei vecchi e malinconici film da domenica pomeriggio mentre fuori piove e fa freddo.
In conclusione, che cosa possiamo dire di questo disco? “Surrender Of Silence” è assolutamente il degno erede del precedente “Under A Mediterranean Sky”, uscito lo stesso anno e partorito durante il lockdown, e farà molto piacere sia ai fan del chitarrista inglese che a quelli del prog moderno e della vecchia scuola. A questa festa di note ed atmosfere diversificate sono poi ben accetti anche quelli della world music! Per tornare alla domanda iniziale, chi ha vinto dunque questo entusiasmante match sonoro? Io ho già deciso chi è il vincitore, ma vorrei sapere la vostra.
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